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SOLI CONTRO TUTTI

Sesta tappa 16 luglio 2011 VILLA SILVIA ROCK CAMP


di e con DARIO GIOVANNINI

con UN’ORCHESTRA ELETTRICA DI CHITARRISTI E BASSISTI

tecnica e organizzazione MICHELE BERTONI

organizzazione ROBERTA MAGNANI e CARLOTTA PIERI

produzione AIDORU ASSOCIAZIONE e

SANTARCANGELO 40 FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO IN PIAZZA

in collaborazione con ES.TERNI FESTIVAL DELLA CREAZIONE CONTEMPORANEA 2010


SOLI CONTRO TUTTI

Sono passati 40 anni dalla morte di Jimi Hendrix e ancora la chitarra è prevalentemente uno strumento solista. Lo strumento che "fa gli assoli", uno strumento solo, così come lo è il basso. Ancora oggi, i gruppi rock hanno al loro interno dei ruoli ben definiti e caratterizzati, forse addirittura stereotipati. Il chitarrista che fa gli "assoli" alla Hendrix, il chitarrista ritmico, il bassista, il batterista e via dicendo: l'insieme di questi elementi costituisce il gruppo rock. Siamo lontani dal concetto di orchestra, un insieme di strumenti che nella loro complicata articolazione va a costituire un timbro complesso ma unitario.


E' possibile ipotizzare un’orchestra costituita da cinquanta elementi fra chitarristi e bassisti che non suoni come la somma di più solisti, ma come una nuova fusione timbrica organizzata e armonizzata? Strumenti elettrici possono convivere con strumenti acustici? Un'orchestra di chitarre e bassi è un'esperienza che rischia di risultare solamente un semplice evento performativo? Tra l'altro una cosa già fatta e già vista: come tutto il resto in fondo. Ma forse non è stato detto ancora tutto e le sperimentazioni passate non hanno portato se non all’evidenza di un’insieme di strumenti soli. Si vuole quindi creare un momento di riflessione, un’occasione per sperimentare, si vuole provare a trovare una nuova chiave di stesura della partitura, una chiave di gestione per fare in modo di creare un “tutti” omogeneo e sensato. Da qui la volontà di approfondire questo aspetto per cercare di abbandonare i luoghi comuni e gli stereotipi e per trovare un senso profondo, un nuovo timbro, una nuova possibilità di scrittura.


Nelle partiture classiche viene evidenziata l'alternanza fra soli e tutti, una convivenza, una dicotomia che giustifica allo stesso tempo l'importanza dello strumento solo e la sua fusione con tutti gli altri. E' possibile riportare questa dicotomia anche in un orchestra di chitarre e bassi? Forse sì, ma è necessario scrivere in maniera orchestrale, insegnare a ogni strumentista l'importanza di essere parte fondamentale di un tutto più ampio, ampliando il concetto all'architettura, all'installazione e alla società. Essere parte visiva di un tutto esteso, costituito da palazzi, traiettorie, pubblico, popolo, cielo, spazio, luce, aria.


Per un musicista solista la cosa più difficile è il sapersi limitare, il sapere dosare il proprio suono perché si amalgami con quello di tutti gli altri, perché si abbandoni ad una sonorità avvolgente della quale costituisce parte fondamentale ma non principale. Allora vogliamo allargare la riflessione ad un livello molto più vasto di quello del suono.


Vogliamo partire dall'immersione in un luogo, in un popolo, in una massa universale costituita da terreno neutro, aria, cielo e respiro. Vogliamo che questo evento si svolga in piazza proprio in rappresentanza di una fusione più ampia con qualcosa che ci circonda. Forse partendo da un piano più assoluto, dall'immersione in un qualcosa di avvolgente, qualcosa che ci contiene e che ci giustifica, sarà possibile abbandonare lo stereotipo che suo malgrado ha creato Jimi Hendrix, il più grande chitarrista solista di tutti i tempi: l’unico che è riuscito con un solo strumento a ricoprire tutti i ruoli di un’orchestra.

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