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SOLI CONTRO TUTTI


di DARIO GIOVANNINI

con UN’ORCHESTRA ELETTRICA DI CHITARRISTI E BASSISTI

tecnica e organizzazione MICHELE BERTONI

organizzazione ROBERTA MAGNANI e CARLOTTA PIERI

produzione AIDORU ASSOCIAZIONE e

SANTARCANGELO 40 FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO IN PIAZZA


Sono passati ormai quarant'anni dalla morte di Jimi Hendrix ed ancora la chitarra è prevalentemente uno

strumento solista.

Lo strumento che "fa gli assoli", è uno strumento solo, così come lo è il basso. Ancora oggi, i gruppi rock

hanno al loro interno dei ruoli ben definiti e caratterizzati, forse addirittura stereotipati.

Il chitarrista che fa gli "assoli" alla Jimi Hendrix, il chitarrista ritmico, il bassista, il batterista e via dicendo:

l'insieme di questi elementi costituisce il gruppo rock.

Siamo ben lontani dal concetto di orchestra, un insieme di strumenti che nella loro complicata articolazione

va a costituire un nuovo timbro complesso ma unitario.


E' possibile ipotizzare un’orchestra costituita da cinquanta elementi fra chitarristi e bassisti che non suoni

come la somma di più solisti, ma come una nuova fusione timbrica organizzata e armonizzata? Inoltre, gli

strumenti elettrici possono convivere con gli strumenti acustici? E, un'orchestra di chitarre e bassi è

un'esperienza che rischia di risultare solamente un semplice evento performativo?

Tra l'altro una cosa già fatta e già vista ... come tutto il resto in fondo.

Ma forse non è stato detto ancora tutto e le sperimentazioni passate non hanno portato se non all’evidenza di un’insieme di strumenti soli. Si vuole quindi creare un momento di riflessione, un’occasione per sperimentare, si vuole provare a trovare una nuova chiave di stesura della partitura, una chiave di gestione per fare in modo di creare un “tutti” omogeneo e sensato.

Da qui la volontà di approfondire questo aspetto per cercare di abbandonare i luoghi comuni e gli stereotipi

e per trovare un senso profondo, un nuovo timbro, una nuova possibilità di scrittura.


Nelle partiture classiche viene evidenziata l'alternanza fra soli e tutti, una convivenza, una dicotomia che

giustifica allo stesso tempo l'importanza dello strumento solo e la sua fusione con tutti gli altri. E' possibile

riportare questa dicotomia anche in un’orchestra di chitarre e bassi? Forse sì, ma è necessario scrivere in

maniera orchestrale, insegnare ad ogni strumentista l'importanza di essere parte fondamentale di un tutto

più ampio, ampliando il concetto all'architettura, all'installazione e alla società, essere parte visiva di un

tutto esteso, costituito da palazzi, traiettorie, pubblico, popolo, cielo, spazio, luce, aria.


Un chitarrista in genere impara ad avere un ruolo definito e settoriale all'interno di un complesso rock o

di altro tipo.

Tralascia spesso l'apprendimento del senso di parte di un tutto: l'abbandono ad una sonorità avvolgente

della quale costituisce parte fondamentale ma non principale. Questa esperienza è rivolta a tutti coloro che

vogliono provare la vera potenzialità di un'orchestra organizzata.


Per un musicista solista, la cosa più difficile da apprendere è proprio il sapersi limitare, il sapere dosare il

proprio suono perché si amalgami con quello di tutti gli altri.

Allora vogliamo allargare la riflessione ad un livello molto più vasto di quello del suono.

Vogliamo partire dall'immersione in un luogo, in un popolo, in una massa universale costituita da terreno

neutro, aria, cielo e respiro.

Vogliamo che questo evento si svolga in piazza proprio in rappresentanza di una fusione più ampia con

qualcosa che ci circonda.


Forse partendo da un piano più assoluto sarà possibile al chitarrista e al bassista solitari comprendere

appieno l'importanza dell'immersione in un qualcosa di avvolgente, qualcosa che ci contiene e che ci

giustifica, per abbandonare lo stereotipo che suo malgrado ha creato Jimi Hendrix, il più grande chitarrista

solista di tutti i tempi: l’unico che è riuscito con un solo strumento a ricoprire tutti i ruoli di un’orchestra.

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